Ibrutinib in prima linea migliora la Sopravvivenza Libera da Malattia rispetto a Rituximab-Bendamustina nei pazienti anziani con leucemia linfatica cronica.
I risultati dello studio internazionale multicentrico randomizzato di fase III chiamato Alliance sono stati presentati al congresso annuale della American Society of Hematology (ASH) 2018, tenutosi a San Diego lo scorso dicembre.
I dati hanno evidenziato la superiorità di Ibrutinib, da solo o associato all’anticorpo anti-CD20 Rituximab, rispetto allo schema chemio-immunoterapico classico Rituximab-Bendamustina (BR) nel mantenimento della risposta e quindi della sopravvivenza libera da malattia (PFS) nei pazienti anziani affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) precedentemente non trattati.
Ibrutinib è una piccola molecola che agisce come diretto e specifico inibitore di un enzima (kinasi di Bruton) il quale svolge un ruolo chiave nella proliferazione della cellule leucemiche nella LLC ed in altri tumori ematologici sostenuti da linfociti B neoplastici.
Prima della presentazione di questi dati la terapia standard di prima linea nei pazienti affetti da LLC di età >65 anni era rappresentata da chemio-immunoterapia (CIT) secondo lo schema BR.
Ibrutinib in prima linea era stato comparato direttamente con Chlorambucil, molto meno efficace rispetto alla CIT e indicato solo nei pazienti anziani ad essa non candidabili.
Nello studio Alliance A041202, 547 pazienti di età mediana pari a 71 anni, erano randomizzati nei seguenti bracci di trattamento:
- Braccio A: 6 cicli di 28 giorni con Rituximab 375 mg/mq al giorno 0 del ciclo 1, quindi 500 mg/mq al giorno 1 dei cicli dal 2 al 6 e Bendamustina 90 mg/mq nei giorni 1 e 2 di ogni ciclo.
- Braccio B: Ibrutinib 420 mg al giorno per os fino a progressione.
- Braccio C: Ibrutinib 420 mg al giorno per os associato a Rituximab 375 mg/mq settimanale per 4 settimane iniziando al giorno 1 del ciclo 2 quindi al giorno 1 dei cicli dal 3 al 6 fino a progressione.
Nel braccio A i pazienti ricevevano la terapia standard secondo linea guida, mentre nei bracci B e C i pazienti venivano candidati a terapia chemo-free con un inibitore del BTK (Ibrutinib) +/- un anticorpo monoclonale (Rituximab).
Jennifer A. Woyach ha riportato che la PFS a 2 anni era del 74% nei 183 pazienti trattati con Rituximab-Bendamustina, 87% nei 182 pazienti che ricevevano Ibrutinib in monoterapia e 88% nei 182 pazienti trattati con Rituximab-Ibrutinib.
La PFS mediana era di 41 mesi nei pazienti trattati con BR, mentre non veniva raggiunta nei pazienti trattati con Ibrutinib o Rituximab-Ibrutinib (p<0.0001).
Le PFS non sono risultate diverse fra i due bracci di trattamento B e C (p=0.48), quindi Rituximab non sembra dare un vantaggio se associato ad Ibrutinib in questo setting di pazienti.
Non sono state osservate differenze di sopravvivenza (p=0.87) nei tre bracci di trattamento, questo probabilmente giustificato sia dal limitato periodo di osservazione, che della possibilità offerta ai pazienti trattati con BR e in progressione in corso di terapia, di accedere a terapia con Ibrutinib.
Riguardo al profilo della sicurezza, non sono state osservate differenze significative in termini di eventi avversi.
Nei pazienti trattati con BR è stata superiore l’incidenza di tossicità ematologica (61%, 41% e 38% nei bracci A-B-C), in particolare neutropenia e trombocitopenia. Mentre la tossicità extra-ematologica si è osservata più frequentemente nei pazienti trattati con Ibrutinib (74% nei bracci B e C rispetto a 63%).
Questo studio dimostra la superiorità di Ibrutinib in monoterapia rispetto alla CIT standard nei pazienti>65 anni affetti da LLC e ne giustifica l’utilizzo come terapia di prima linea in questo gruppo.
Voce bibliografica:
Woyach JA, MD, Ibrutinib Alone or in Combination with Rituximab produces superior Progression Free Survival (PFS) compared with Bendamustine plus Rituximab in untreated older patients with Chronic Lymphocytic Leukemia (CLL): Results of Alliance North American Intergroup Study A041202, ASH Annual Meeting, San Diego 2018.